martedì 29 marzo 2011

Il monastero di Tampochè

Il monastero di Tampochè

Quest’anno abbiamo deciso di sostenere anche le monache del monastero di Tampochè, un piccolo monastero arroccato sulle montagne nei dintorni del villaggio di Garan.
Nel monastero ci sono 16 monache di tradizione Dzo Chen e il loro maestro.
Sono gli uomini e le donne di preghiera che portano avanti le tradizioni monastiche, e mantengono in vita il Vero Spirito del Tibet. I loro volti sono pieni di stupore e purezza, volti di una umanità che ancora non è stata intaccata dal dolore e dalla sofferenza.
Quattro anni fa Gendun fece costruire 7  Stupa nel villaggio di Garan e poi un altro Stupa ancora più grande (gli Stupa sono dei reliquari), qualcuno ci criticò, disse che i tibetani avevano bisogno di scuole ed ospedali. Gendun ed io pensavamo che era vero, ma che ciò che veramente teneva in vita il Tibet era la fede della sua gente, così decidemmo di investire più di 20.000 euro per costruire lo Stupa. Lo Stupa fu posizionato accanto al monastero, lì dove molta gente del villaggio passava ogni giorno prima di andare  a lavorare nei campi e così  potevano farvi le prostrazioni e le circoambulazioni  per riceverne le benedizioni, ancora oggi ci dicono che da quando ci sono quegli Stupa la vita  nel villaggio è migliorata .

Dal mio  diario di viaggio , scritto dopo la visita al monastero di Tampochè

“Mi chiedo come la vita di queste donne possa essere così protesa verso il cielo, pur non avendo nessun Dio creatore a cui aggrapparsi. I loro sguardi sono ampi, abbracciano l’infinito e diritti giungono al cuore,  non si lasciano distrarre da tutto ciò che li circonda.
 Immerse in una continua meditazione,concentrate solo nel momento presente, superano l’ostacolo delle passioni e degli attaccamenti, dimorano nella  natura profonda della loro mente, dove anche i pensieri svaniscono, dove incontrano solo silenzio e quiete, dove anche i desideri diventano come il ricordo di un sogno lontano nel tempo e nello spazio.
Nulla riesce a scalfire  o lacerare la serenità del loro presente, nulla riesce più ad attirarle o ad illuderle, queste monache hanno capito che la verità della vita non è nelle cose che vedono, sanno che tutto si trasforma; non si lasciano più sedurre dalla caducità degli eventi, dal luccichio dell’effimero ma hanno capito che è solo in quel nulla che trovano la libertà, ed è lì che scelgono di dimorare, nel vuoto che contiene il tutto, anche il Mistero dell’Universo intero. L’abate di questo piccolo monastero vive ormai in ritiro da più di otto anni, gli ho chiesto se aveva ancora dei desideri, mi ha detto che l’unica cosa che per lui era importante  era che tutti gli esseri umani trovino la vera pace. Soffre per tutti coloro che ancora si dibattono nel travaglio della vita, confusi dalle illusioni, spinti qua e là dal vento delle passioni, ancora pieni di attaccamenti terreni, è solo per questo che lui continua a vivere , non ha più bisogno di  nulla, assorto in quella limpida pace in cui vorrebbe contenere anche tutti noi.”

Cari amici, capisco che le parole sono solo come il palpito di ali di una farfalla, e non possono riprodurne il volo, ma sono comunque felice di poter condividere anche solo una piccola parte di quello che abbiamo vissuto con voi…..grazie per la vostra attenzione.    

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